Il Tifata e la ninfa Galatea

Il monte Tifata, oltre che essere ricco di Storia e reminescenze archeologiche è stato nel tempo anche lo scenario di alcune leggende.

C’è stato un tempo in cui le foreste sono state i primi santuari dell’umanità e i fusti degli alberi le prime colonne. In esse divinità minori erano onorate con sacrifici di capre, agnelli, latte e olio: le ninfe.

Fate eternamente belle e giovani con sentimenti umani rappresentavano le forze della Natura ed il loro culto era collegato ai monti, ai boschi, alle acque e alla fertilità della terra.

C’è stato un tempo in cui violare un bosco o abbattere un albero sacro era considerato un atto empio perché era come uccidere lo spirito che in esso dimorava.

Le ninfe Driadi ad esempio abitavano il cuore delle piante, quasi ne fossero vigili sacerdotesse e si riteneva che fossero in grado di vendicare ogni affronto fatto alla vegetazione.

Galatea, di cui abbiamo già accennato in un passato post, figlia del boscoso Tifata, era appunto una driade nota per il mito che la vede protagonista dell’ardente amore col dio fluviale Volturno.

Si narra infatti che poiché il padre Tifata contrastava i due, il fiume per star eternamente vicino alla sua amata abbia rallentato il suo corso, divenendo più sinuoso, in prossimità del monte.

(A cura di Gaetano Visconte)

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