Il Tifata: flora e fauna …. 150 anni fa

“Poco più di due miglia da Capua Vetere, e verso Oriente, ergesi maestoso il Tifata, nucleo calcareo su cui torreggia il Monte San Nicola, la cui vetta involta sovente fra nubi, serve ad indizio di tempo sereno o tempestoso.

Sul suo dorso abbondano piccole querce, le quali ricordano l’elci maestosissime, che gli sortirono il nome, il castagno, l’orno, il corbezzolo, il melo, il carpino, l’avellano, ecc. ne immacchiano la parte boschiva; e l’olivo, il ciliegio, il fico, l’amarasco vi prosperano con lieti e gustosi frutti. La vite ed il gelso trovano suolo propizio nell’estreme sue falde, e l’olmo campestre, sovente attortigliato, fornisce ottimo materiale al carradore. Su pè suoi fianchi e gli altipiani sono aromatici pascoli, ricchi di trifoglio, di timo, di nepte, di mente, finocchi, ed altri erbaggi, che nutrono numerosi armenti; i quali danno ottimo latte e pregevole lana. Il mirto si raccoglie abbondante, e forma capo d’industria per le foglie e pei stipiti [… omissis …].

Trovansi benanche per le pendici licheni, e muschi, il rusco aculeato, la fragola, l’asparago, l’origano, il verbasco, il cardo santo, la salvia, il felcio maschio, il cametrio, le ginestre, l’issopo; e più giù fra macchie e rigoli, l’aro italico, l’alisma, la borragine, la melissa, il ciclamino, la dulcamara, la fumaria, la vinca pervinca, lo smilace, la saponaria, l’eupatorio cannabino, la cimbalaria, il nasturzio aquatico, la cicoria, la violetta mammola, l’angelica silvestre, il capel venere, la parietaria officinale, l’acetosella, il rovo fruticoso, la veronica, la bardana, il marrubio, il poligono persicario, ed il poligono centinodia, l’anemolo o ranuncolo, l’altea, l’edera terrestre, e mille altre piante, che la medicina e l’industria largamente adoperano né loro bisogni [omissis …].

L’aria è sanissima, robusti gli abitanti, ameno il sito.

Dal monte S. Nicola, e dal ripiano dove assidevasi il Tempio, si spazia la vista nell’ubertosa pianura, che si disse Felice, e i mille ravvolgimenti abbraccia del Volturno, il Vesuvio, il mare, e le tante meraviglie gradazioni di tinte, e gl’infiniti incantevoli aspetti di questo cielo [omissis …].

Quando il Tifata, sacro alla Dea cacciatrice, era vestito d’alberi, i cui rami si toccavano ed inframmettevano insieme, e quando numerose acque riduceansi pei suoi declivi in correnti, in quelle placide ombre radunavansi schiere di uccelli, e vi tenevano stanza selvaggiumi diversi: lepri, caprioli, cervi, lupi, tassi, ricci e volpi” [G. NOVI – 1861].

Leggendo questo brano, composto di parole “antiche” scritte 150 anni fa, si rimane meravigliati di fronte alla ricchezza e alla varietà che la Natura può offrire.

Purtroppo le violenze che continuamente permettiamo si operino contro di essa hanno come conseguenza la perdita della Bellezza dell’Ambiente che ci circonda, oltre che della nostra Salute.

Pertanto si auspica la nascita di progetti ed iniziative nuove volte alla protezione e rivalutazione ambientale, oltre che storico-turistica della nostra montagna, da sempre crocevia di personaggi, leggende e storie da ricordare e trasmettere ancora.

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