La Voce del Campanile: il “concerto” delle campane.
La “voce” del nostro maestoso Campanile, e quindi si può dire della nostra Città, nei secoli passati era quella del “concerto” di tre antiche campane: la “grande”, la “mezzana” e la “piccola”.
Un tempo il significato di questa “voce” non era solo religioso, perché non richiamava solo alle “funzioni e ai divini offici”, ma anche sociale, perché informava di avvenimenti importanti, quali pericoli e calamità.
La fusione di una campana era come la nascita di un bambino: essa prendeva un nome, aveva un peso e una “data di nascita”… e aveva anche un “battesimo”, con la presenza di una madrina prescelta fra il popolo.
Dall’istromento per Notar Gennaro de Monaco del 1772 si legge che, su incarico dell’Università di Sancto Prisco, il Maestro campanaro Francesco Saia da Agnone (ove tuttora esiste la famosa Pontificia Fonderia), ebbe l’incarico di fondere tre nuove campane in sostituzione delle precedenti che si erano rotte … “col patto espresso, che situate saranno le d.e tre campane sopra il d.o Campanile …. e per qualsivoglia motivo, o causa, riuscissero difettose, tanto nel di loro suono, quanto per la mala qualità del metallo, o per qualsivoglia altra causa, …. il d.o Francesco sia tenuto, ed obbligato, siccome ave promesso, a suo danno, spese e interesse, di rompere, fondere, liquefare, e formare di nuovo le d.e tre campane, o ciascuna di esse, che sarà difettosa, e questo tante volte, quante sarà necessario, sino a che le sud.e tre campane riescano di tutta perfezione” (!).
Il timbro e il “color di voce” del Campanile, per fatti fortuiti e altre cause, è mutato varie volte perché via via nel tempo nuove campane furono fuse già nel 1782 dal M.o Repandelli da Atripalda, poi dallo stesso M.o Saia nel 1787 e ancora successivamente nel 1829, nel 1842 e nel 1850.
Nelle immagini che presentiamo potete ammirare le “quattro” campane oggi esistenti che recano in rilievo l’immagine di San Prisco: cioè la “grande”, la “mezzana” e le cosiddette “Campanelle”.
Alcuni affermano che un tempo anche le nostre antiche campane avessero un nome, ma non ve n’è traccia nei documenti sinora rintracciati.
Al loro suono sono però connessi vari simpatici aneddoti ………
Difatti nel corso della seconda parte del 900′ in non rare occasioni l’entrata del campanile nel piazzale della chiesa madre veniva lasciata aperta per varie ragioni (principalmente manutentive), l’occasione si presentava propizia per le varie compagnie di ragazzi che circolavano sul piazzale della chiesa, attirati dal brivido di poter essere gli artefici dello scampanio, senza pensare alle conseguenze. Quando questo accadeva si generava un clima di confusione con i fedeli e i curiosi che accorrevano sul posto per capire cosa era successo, scatenando spesso il disappunto e i rimproveri dei sacerdoti e soprattutto delle perpetue. In questo senso restano ancora in voga alcune battute fatte dalla mai dimenticata Matrona ‘a sacrestana.