Francesco Ajossa, sindaco liberale di San Prisco (1791-1857)
Nacque nel 1791 circa dal medico Stefano Ajossa e da Vincenza de Rocche (cognome di origine spagnola poi trasformato in Rossi) in una famiglia locale benestante molto influente che aveva avuto illustri rappresentanti; fra essi ricordiamo i nipoti dello storico Michele Monaco: Francesco Antonio e Silvestro. Il primo fu canonico del duomo di Capua ed epigrafista; il secondo storico, agiografo che scrisse diverse opere storiche e letterarie. Altro personaggio importante fu Pietro Ajossa, fratello di Francesco, arciprete di San Prisco e canonico del duomo di Capua.
Il padre Stefano era nato in San Prisco nel 1737, aveva studiato medicina e filosofia in Napoli conseguendo il dottorato nel 1762.
Francesco fu educato dapprima nell’ambito familiare e successivamente nel Seminario capuano, come altri suoi fratelli. Proseguì i suoi studi in Napoli e si laureò in legge.
Iniziò la carriera forense in Santa Maria di Capua e giovanissimo fu prescelto come sindaco del Comune nel triennio 1813 – 1815.
Al ritorno dei Borbone fu sostituito, ma continuò ad impegnarsi nella vita pubblica locale come decurione e cassiere comunale dal 1818 al 1821. Alla fine del primo triennio cercò di sottrarsi dal gravoso impegno della carica di cassiere, ma seguirono molte pressioni che lo dovettero convincere a continuare l’incarico.
Nel 1836 fu nominato conciliatore del Comune e l’anno seguente deputato alle opere pubbliche comunali. Nel 1844 fu Capo Urbano e in questa veste si adoperò a far restaurare il corpo di guardia.
Durante i moti costituzionali si schierò apertamente con i rivoltosi sfilando con loro per le strade, rifornendoli di cibi e bevande, cantando il Te Deum e incitando la popolazione a gridare «Viva la Costituzione!» I suoi figli offrirono composizioni in onore della Costituzione leggendole in pubblico. In particolare Stefano (anch’egli avvocato) ricoprì il grado di tenente della Guardia Nazionale.
Nel 1849 molti cittadini in un ricorso all’intendente lo indicarono come un possibile ternato per la carica di sindaco, ma il Decurionato, considerato che era conciliatore del Comune, inserì in una delle terne il figlio Stefano.
Il commissario di polizia di Santa Maria di Capua in una lettera all’intendente che si espresse contrariamente alla nomina a sindaco dell’Ajossa sia per i suoi trascorsi di tenente della Guardia Nazionale sia perché il padre Francesco era decurione e conciliatore e lo zio Pietro era arciprete. «In questo modo si sarebbe concentrato moltissimo potere in una singola famiglia.»
Francesco fu proposto più volte come consigliere provinciale, ritenuto un «liberale moderato», ma non riuscì ad essere nominato.
Morì all’età di 66 anni nella sua abitazione di Strada Loreto il 9 gennaio 1857, già vedovo di Lucia Trepiccione.
BIBLIOGRAFIA E FONTI
- G. JANNELLI, Sacra guida ovvero descrizione storico artistica letteraria della Chiesa Cattedrale di Capua, Napoli 1858.
- L. RUSSO, San Prisco agli inizi del XIX secolo, Caserta 2000.
- L. RUSSO, San Prisco nel Settecento, Capua 2007.
- ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI (AS Na), Collegio dei Dottori, b. 130, a. 1762.
- ARCHIVIO DI STATO DI CASERTA (AS Ce), Intendenza borbonica, Consigli provinciali e distrettuali, bb. 3-6.
- AS Ce, Intendenza borbonica, Affari Comunali, bb. 201-209.
- AS Ce, Intendenza borbonica, Personale Amministrativo, bb. 346-348.
- AS Ce, Stato Civile, San Prisco, registri atti di morte, a. 1857.